Casa 2000
Lo dice il nome. È una casa. Al nome comune “casa”, quali pensieri la maggioranza di noi associa? Abitazione, luogo sicuro in cui tornare, con cui stare in famiglia e con le persone che amiamo. Non sempre è così, non sempre essa rappresenta un luogo sicuro in cui vivere e in cui voler tornare, non per tutti. Casa 2000 è un posto particolare, accoglie le mamme con i loro bambini in delicati periodi della loro vita, in cui devono affrontare prove difficili, in cui altro luogo sicuro e adatto in cui stare non c’è. Non sempre viene amata e compresa, a volte sta un po’ stretta, a volte viene disprezzata, vissuta come una punizione.
Si potrebbe dire che “sfortunatamente” esiste, poiché purtroppo esistono quelle condizioni che rendono necessaria la sua presenza. E allora per fortuna c’è. Tra quelle mura si creano legami, amicizie e soprattutto una rete di supporto, elemento che spesso passa in secondo piano rispetto ad altri, ma che è, di fatto, la risorsa più grande che un essere umano può avere. Siamo persone, che ci piaccia ammetterlo oppure no, abbiamo bisogno degli altri. In questa società caotica e diffidente, in cui l’altro è potenzialmente pericolo o problema ed è indegno delle nostre attenzioni, a Casa 2000 si può ancora scorgere la volontà di tendere la mano all’altro, chiunque egli sia. Questo comporta una scelta, la scelta di dare fiducia, che a volte è ciò che a qualcuno serve per rimettersi in carreggiata. Può sembrare una scelta rischiosa, ma può significare dare la possibilità di cambiare e migliorarsi. Ognuno di noi ha un vissuto, un’esistenza sulle spalle, ciascuno di noi si porta appresso un bagaglio, ma il bagaglio di alcune persone è più pesante di altri.
All’inizio di questo percorso mi aspettavo di imparare qualcosa di utile ai miei studi, di conoscere una nuova realtà. E così è stato, ma non solo. Tra le mura di Casa 2000 ho visto l’accoglienza, la generosità, la comprensione, la fatica, le gioie e i dolori; è come un piccolo angolo di mondo in cui ancora ci si spende per gli altri, in cui l’altro è importante quanto te su questa Terra, in cui la seconda occasione è concessa a tutti, in cui l’indifferenza non è contemplata e il giudizio è lasciato da parte. Ho visto le persone e le loro fragilità, il loro vero essere e il tentativo di nasconderlo, la vergogna, le paure e i desideri, la voglia e il bisogno di ricominciare, di riprendere in mano la propria vita. Ho visto l’impegno, la pazienza e la tenacia delle educatrici nell’accompagnare in questo percorso chi suo malgrado ci si ritrova dentro. Sono persone normali che però fanno qualcosa di grande. Ciascuna di loro mi ha insegnato qualcosa e mi ha trasmesso qualcosa che porterò con me, che farà parte della mia crescita non solo professionale, ma anche -e soprattutto- personale.